Peste suina e influenza aviaria: È necessario ripensare i nostri sistemi produttivi e di consumo
E’ indispensabile recuperare una dimensione ecologica rispettosa della vita di tutti coloro che vivono sul Pianeta, per realizzare la migliore prevenzione e preservare la nostra salute e quella degli animali:
- Rendere sostenibili gli allevamenti
- Ridurre il consumo di carne
- Operare per il ripristino e il mantenimento degli habitat naturali
Il nuovo report WWF “Toccare con mano la crisi ecologica” si riferisce all’attuale diffusione della Peste Suina Africana (PSA) e dell’Influenza Aviaria (AI) in Italia.
Queste due malattie – la prima letale per i suini, la seconda causata dai virus che colpiscono prevalentemente il pollame domestico e gli uccelli acquatici selvatici- oggi rappresentano le due grandi preoccupazioni della zootecnia in Italia e in tutto il mondo, per i nuovi preoccupanti focolai in Europa. Ancora una volta raccogliamo segnali allarmanti dovuti al nostro agire senza rispetto per gli equilibri del Pianeta e ignoriamo gli ecosistemi, innescando un drammatico effetto domino di malattie che compaiono una dopo l’altra.
Per rendere possibile un nostro futuro sul Pianeta si deve assolutamente rifondare il sistema alimentare. “Produrre” proteine animali in maniera sempre più intensa e a costi sempre più bassi è il modo migliore per condannarci ad un futuro di malattie, di crisi insormontabili e di libertà negate. Basti pensare che per arginare i focolai di peste suina, 78 comuni in Piemonte e 36 in Liguria stanno chiedendo ai loro cittadini di sospendere le attività all’aperto.
La diffusione a Gennaio di peste suina e influenza aviaria in Italia è legata all’insostenibilità delle condizioni di allevamento intensive di suini e di pollame, oltre che all’aumento dei contatti tra specie selvatiche e specie allevate. Possono aver contribuito alla diffusione anche il commercio e il trasporto illegali di animali e carni e lo scorretto smaltimento dei rifiuti prodotti dagli allevamenti e delle carcasse di animali infetti, che possono essere inclusi nei mangimi per avicoli e suini, oltre che il diffuso bracconaggio di cinghiali che, macellati sul posto in maniera illegale, possono contribuire a diffondere il virus della peste suina.
Il WWF elenca sei punti cardine sui quali bisogna puntare:
1) Rivedere completamente i sistemi di allevamento intensivo, riducendo drasticamente il numero e la densità degli animali allevati (e migliorando sostanzialmente il loro benessere). Questo è fondamentale per ridurre la diffusione delle zoonosi come l’aviaria e delle malattie infettive come la PSA;
2) Ripristinare e proteggere gli habitat naturali e la ricchezza di biodiversità, che contribuiscono a ridurre la diffusione di malattie zoonotiche, mantenendo l’equilibrio tra presenza umana e specie selvatiche, in termini sia di distanza spaziale, sia di presenza di barriere naturali che impediscono il passaggio dei virus dagli animali all’uomo;
3) Gestire correttamente le specie selvatiche, in particolare il cinghiale, senza attendere situazioni di emergenza, ma pianificando nel medio e lungo termine la gestione delle popolazioni. Svincolare la gestione della fauna selvatica dagli interessi venatori;
4) Contrastare il bracconaggio -in particolare quello rivolto ai cinghiali – e il commercio illegale di specie selvatiche, come importante misura di tutela sia della biodiversità, sia della salute umana;
5) Rafforzare il sistema di sorveglianza nazionale sulle zoonosi e altre patologie, potenziando l’attività di monitoraggio della fauna selvatica e delle aziende zootecniche, in particolare degli allevamenti;
6) Ridurre il consumo di carne e altri prodotti di origine animale (uova, latte, formaggi, latticini), ma anche il pellame. Una dieta ricca di alimenti di origine vegetale con piccole quantità di cibi di origine animale comporta benefici sia per la salute, sia per l’ambiente.
Senza un ripensamento dei nostri sistemi produttivi e di consumo, soprattutto di carne, le misure di contenimento dell’epidemia di peste suina e influenza aviaria previste dalle normative nazionali ed europee risulteranno palliative.
Isabella Pratesi, Direttore Conservazione WWF Italia, riferisce dati allarmanti. Il totale degli animali allevati per il consumo di carne (circa 20 miliardi di polli, 1 miliardo di maiali, 1,5 miliardi di mucche e 1 miliardo di pecore) è circa 3 volte superiore al numero di persone esistenti sul nostro Pianeta (quasi 8 miliardi). A fronte di una popolazione umana in continua crescita, non possiamo pensare di continuare ad aumentare il consumo di carne a queste condizioni intensive di sfruttamento e alterazione degli equilibri ecologici, ma bisogna invece ridurre il consumo di carne a favore di diete sane e a base vegetale.
Il consumo mondiale di carne è più che raddoppiato negli ultimi 20 anni.
Il 60% degli agenti patogeni che causano malattie umane proviene da animali domestici o dalla fauna selvatica. Circa il 75% delle nuove malattie che hanno colpito l’uomo negli ultimi 10 anni è stato trasmesso da animali, o da prodotti di origine animale. Queste malattie, zoonosi come anche l’infezione da COVID-19, ci ammoniscono a ridurre progressivamente, ma rapidamente ogni attività antropica distruttiva per gli ecosistemi, mediante l’approccio One Health.
Tutti i nostri comportamenti che infliggono danni al Pianeta, finiscono per ripercuotersi anche su di noi. Dovremmo averlo capito.