ANATOMIA E ARTE: storia di un amore eterno
Francesca Boccafoschi 1, Giulia Nelva Stellio 2, Camilla Patelli 2
1 Professore Associato di Anatomia Umana presso l’Università del Piemonte Orientale UPO e Presidente dell’Associazione UPO Alumni;
2 Studentesse I anno della Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università del Piemonte Orientale UPO.
Per quanto si possa dire che un rapporto diretto tra arte e studio dell’anatomia si instaura ogni volta che la figura umana viene assunta come tema dagli artisti, esso acquisisce un profondo significato in quelle epoche, quali età classica e Rinascimento, dove il connubio delle due discipline, originato da un’impostazione generale di pensiero, ha portato ad un indirizzo comune di ricerca. Non sorprende pensare che sia proprio durante il periodo ellenistico e rinascimentale, momenti in cui l’umanità ha raggiunto estremo splendore culturale, che l’anatomia vede le sue origini ed evoluzioni.
Prescindendo dalle più antiche rappresentazioni delle figure umane, dalla preistoria alla civiltà egizia, il primo fertile contatto tra arte e scienza si stabilisce nell’età classica, quando, parallelamente allo sviluppo degli studi medici (si pensi alla scuola ippocratica), gli scultori perfezionarono lo studio del corpo umano in tutti i suoi particolari al fine di raggiungere il massimo realismo. Policleto 1, Fidia e altri artisti dell’età classica cercarono un equilibrio tra le forme astratte e geometriche più antiche e quelle naturalistiche derivanti dalla pura osservazione della realtà.
Gli scultori greci diedero forma a quanto osservavano del corpo umano; durante gare e giochi olimpici studiavano ed abbozzavano l’anatomia del corpo senza dare un nome alle sue parti, riproducendo semplicemente la natura nella sua forma più pura. Anche la scuola medica di Ippocrate (V a.C.) adottò l’osservazione come metodo di indagine.
Tuttavia, per poter definire un canone, la scuola ippocratica pose l’anatomia per la prima volta ad oggetto di studio sistematico mediante l’ausilio della dissezione del corpo umano. Nei secoli seguenti l’anatomia subì un’effettiva stasi ed è solo con Galeno di Pergamo (129-200 d.C.) che si intrapresero nuove ricerche. La sua opera si rivela fondamentale nell’evoluzione dell’anatomia perché in essa si affermano principi che rimarranno basi dottrinarie per oltre una decina di secoli.
In epoca tardo-antica e medievale dove il simbolismo era dominante, venne meno il rapporto con la realtà fisica e gli studi medici progredivano assai lentamente. Lo sviluppo in quest’ambito si fece sempre più incerto dal momento che le illustrazioni anatomiche dei trattati tramandati dall’antichità erano divenute fin troppo schematiche e per lo più scorrette; ma già nei secoli XIII e XIV, oltre ad un rifiorire degli studi scientifici – famose le facoltà mediche di Bologna e Padova – vi fu nelle arti figurative un ritorno di interesse per la resa naturalistica delle forme umane. Perciò arte e scienza si fondono nuovamente al fine di rivelare la bellezza del corpo umano. Come ancelle di una conoscenza per lungo tempo celata, svelano, durante il periodo rinascimentale, i segreti del corpo. Un profondo desiderio comune dello studio sull’uomo spinse scienziati ed artisti rinascimentali ad apprendere la complessa organizzazione umana con fedeli rappresentazioni del corpo e del suo funzionamento. Nell’ambito di questa comunione di arte e scienza gli artisti cominciarono a valersi degli anatomici (in particolare per le difficoltà nella dissezione), gli anatomici a loro volta approfittarono degli artisti per ornare di disegni le loro pubblicazioni scientifiche. Alla grande tradizione della scultura antica, vista come fonte di ispirazione e modello per il presente, gli artisti affiancarono la pratica della dissezione di cadaveri, di cui Michelangelo è il più illustre esempio.
L’apice di questa collaborazione intellettuale, seppur indiretta, viene raggiunta da Leonardo e dallo scienziato fiammingo Andrea Vesalio, considerati i fondatori dell’anatomia moderna. Leonardo con la sua arte e il suo genio anticipa talora ricerche e scoperte in ambito medico, lasciando a noi posteri un immenso patrimonio artistico e scientifico, così come documentano i suoi studi anatomici a noi giunti 2. La dimostrazione dell’interesse di Leonardo per l’anatomia è il lavoro di approfondimento realizzato grazie all’amicizia con Marco Antonio Della Torre, medico e filosofo del XV secolo e docente di anatomia. Con lui Leonardo studiò il corpo umano, attraverso la dissezione di cadaveri. Tuttavia, questo tipo di lettura sulle opere di Leonardo è sostenuta principalmente dagli storici dell’arte e dai letterati. Ad un esame critico storico-medico essa è invece assai meno innovativa e “precisa” di quanto i saggisti leonardeschi vogliono far passare, sublimando Leonardo a genio universale in ogni campo. Indubbiamente va riconosciuto che certe soluzioni raffigurative, come le viste esplose, rappresentano soluzioni mai prima utilizzate e del tutto innovative e precorritrici dei tempi. Dopo questo momento di massima convergenza, arte e scienza prenderanno strade differenti, la prima verrà insegnata nelle accademie, all’interno delle quali nasce l’anatomia artistica (sussidio didattico per lo studio del nudo), la seconda si diramerà in branche di studio sempre più specifiche e il divario diverrà via via sempre maggiore.
Dal Rinascimento ad oggi arte ed anatomia hanno continuato ad influenzarsi, se prima la loro convergenza derivava da un fine puramente didattico, poi è
sfociata in intrattenimento portando alle più bizzarre illustrazioni e intrappolando l’anatomia in un limbo di scienza, arte e cultura.
Nel XX secolo fu ristabilita una perfetta armonia tra scienza ed arte grazie alla nascita degli illustratori medici. Quest’ultimi hanno creato una rappresentazione anatomica universale, qualcosa che non è né vivo né morto, scevro da tutte quelle contaminazioni del mondo dell’arte, ricercando un’accuratezza fine a sé stessa, precisa e pura, il cui unico giovamento va alla formazione medica e questo è quanto oggi studiamo. Si prendano come esempio le parole del Dr. Frank Netter, medico ed artista, il quale scrisse nel 1949 “…lo scopo principale dell’illustrazione è la chiarificazione di un soggetto. Non importa quanto essa sia ben disegnata, con quanta raffinatezza e cura possa rendere un soggetto; è di scarso valore se non serve a chiarire qualche problematica medica”. L’approccio progettuale del Dr. Netter, la sua concezione e il suo punto di vista permeano i suoi disegni e li rendono di un così elevato valore scientifico. Le immagini sono di fondamentale importanza per la comprensione dell’anatomia, un manuale di istruzioni riguardanti la macchina del nostro corpo.
La sintonia in noi connaturata verso la bellezza del corpo umano suscita altrettanto interesse nei riguardi dell’illustrazione medica, la quale, proprio per la sua capacità di stimolare una così forte reazione emotiva, è da considerarsi arte. L’anatomia non deve essere confinata a uno studio mnemonico, essa è uno strumento tramite cui capire in modo più analitico il corpo umano, ha il potere di andare ben oltre le pagine di un manuale medico, di accendere una scintilla nei suoi spettatori ed alimentare l’entusiasmo nel mondo della medicina.
Gli artisti di oggi hanno intuito la potenza emotiva che suscita l’immagine anatomica e perciò hanno deciso di ricercare un equilibrio tra tecnica e l’idea che reinterpreta l’anatomia per conoscere noi stessi.
Questa potenza emotiva che emerge dall’osservazione del corpo umano e della sua complessità viene sottratta al mondo medico dagli artisti per conferirle un’identità unica e suggestiva che ne rivela la sua bellezza
essenziale andando oltre la sola riproduzione fedele. Per esempio, la camuffa da graffito sulle mura di una città alla maniera di SHOK-1, il quale rappresenta il corpo umano utilizzando la bomboletta spray e l’ausilio di immagini a raggi X.
Oppure al modo dell’artista Fernando Vincente il quale riprende illustrazioni anatomiche del corpo maschile del XIX secolo e le riveste della sensualità femminile. Le donne dei suoi dipinti inducono lo spettatore a guardare oltre l’anatomia di superficie introducendo una carica di femminilità precedentemente inedita nella storia della rappresentazione anatomica.
L’anatomia da sempre ha ispirato l’uomo nella ricerca di sé stesso, l’arte è lo strumento attraverso il quale l’uomo può trovare sé stesso.
RINGRAZIAMENTI
Gli autori desiderano ringraziare, per la rilettura critica dell’articolo, il prof. Alessandro Bargoni (Università degli Studi di Torino) esperto di Storia della Medicina.
NOTE
1. Policleto (scultore e teorico greco antico, vissuto tra il 460-420 a.C.) ha lasciato testimonianza scritta del suo lavoro di selezione e approfondimento di problematiche relative al movimento, al volume e all’equilibrio, attraverso un commento chiamato Canone, di cui ci sono giunti due frammenti, in cui rendeva sistematiche le proporzioni e i rapporti numerici ideali del corpo umano.
2. La raccolta di Windsor è composta dai circa duecento fogli che documentano le ricerche di Leonardo nel campo dell’anatomia; gli studi sul corpo umano, da lui condotti attraverso la pratica delle dissezioni, si sviluppano lungo un arco di tempo di circa trent’anni, dal 1485 al 1515. Le sue indagini sulla macchina del corpo cominciano con gli studi del cranio in cui ricerca la sede dell’anima. Questi disegni documentano il progresso di Leonardo nell’acquisizione delle conoscenze anatomiche e, contemporaneamente, la graduale messa a punto di un linguaggio grafico che gli permette di registrare puntualmente le sue osservazioni. Leonardo ha la consapevolezza della forza delle immagini che crea e della possibilità di concentrare in un solo disegno una quantità di informazioni, come nessuna descrizione a parole riuscirebbe mai a fare: “Con quante parole descriverai tu questo cuore se non riempiendo un libro…”.