Il microbiota nel cane e nel gatto

Molto spesso, in Medicina, ricorrono termini che poi “diventano di moda” e vengono quindi utilizzati frequentemente. è anche il caso del microbiota intestinale che, nel cane e nel gatto, come nell’uomo, ha un ruolo preciso e sostiene molteplici funzioni. Anzitutto, di cosa si tratta?

Con il termine di microbiota intestinale, facciamo riferimento alla moltitudine di microrganismi, soprattutto batteri, ma anche lieviti e virus, che vivono nell’apparato gastrointestinale degli animali e ne garantiscono salute e benessere. Diverse patologie sono caratterizzate da una condizione di disbiosi, ovvero da una alterazione a carico del microbiota. È estremamente importante il legame che esiste tra microbiota intestinale e sistema immunitario: l’uno influenza l’altro e viceversa. Nei soggetti sani tutto ciò è virtuoso: il sistema immunitario concorre a mantenere la giusta composizione del microbiota intestinale, il quale stimola nella giusta maniera il sistema immunitario stesso. Quando questo equilibrio si rompe, possono comparire segni clinici, o comunque problemi, connessi alla disbiosi e anche ad un’efficienza non più ottimale del sistema immunitario.

Come si valuta il microbiota nell’animale?

La valutazione del microbiota intestinale viene oggi eseguita con delle tecniche moderne: PCR e sequenziamento*, che vanno ad analizzare la presenza del DNA batterico, sulla base del quale è possibile valutare la costituzione del microbiota intestinale nel suo insieme.

* PCR, Polymerase Chain Reaction (reazione a catena della DNA-polimerasi). Sequenziamento: processo per determinare l’ordine dei nucleotidi che costituiscono il DNA

Questa moltitudine di microrganismi, come è facile immaginare, ha delle caratteristiche proprie, una delle quali, particolarmente importante, è la diversità, ovvero quante popolazioni batteriche costituiscono quel microbiota. Il microbiota intestinale è infatti un ecosistema e, come tutti gli ecosistemi, è sano quando è composto da tante popolazioni, senza che una di queste divenga predominante sulle altre. Quando si rompe l’equilibrio virtuoso e si crea una situazione di disbiosi, la diversità cala, perché alcune popolazioni, le più sensibili, scompaiono, o comunque si riducono drasticamente, mentre le più resistenti hanno più spazio e maggiore nutrimento, diventando estremamente preponderanti, aumentando di numero. Questa non è una situazione sana.

È possibile modulare la qualità del microbiota?

Sì, principalmente questo avviene attraverso l’alimentazione.

è chiaro che anche i farmaci hanno un effetto sul microbiota, ma in genere questo è negativo, soprattutto se si pensa agli antibiotici. Al contrario, diversi componenti degli alimenti possono modulare il microbiota in senso positivo. Fra questi, sicuramente i prebiotici e i probiotici.

I prebiotici sono carboidrati non digeribili da parte dell’ospite, che raggiungono il colon e l’intestino cieco, dove rappresentano una fonte di energia per batteri benefici e ne favoriscono il metabolismo e lo sviluppo.
I probiotici, invece, sono dei microrganismi vivi: sono batteri, o anche lieviti e contribuiscono a migliorare la composizione del microbiota intestinale; inoltre hanno anche un significativo effetto di modulazione del sistema immunitario.

Si tratta di due categorie diverse di supplementi alimentari, ciascuna delle quali è in grado di contribuire a migliorare l’equilibrio del microbiota intestinale.

Quando l’impiego di prebiotici e probiotici è combinato, in genere si parla di simbiotici.

Sia nel cane, che nel gatto, le patologie per le quali può essere utile intervenire sul microbiota, sono tante, ma quelle alle quali si pensa nell’immediato, sono le enteriti. Cani e gatti soffrono, esattamente come le persone, tanto di enterite acuta, quanto di enteropatia cronica.

Nell’enterite acuta, la somministrazione del probiotico può accelerare e migliorare la risposta del sistema immunitario, quindi abbreviare i tempi di guarigione, mentre il prebiotico va usato con un po’ più di prudenza in questa situazione, perché, in quanto molecola non digeribile, può richiamare acqua in intestino ed in presenza di diarrea acuta, può non essere la prima scelta.

Nel caso di enteropatia cronica, di cui soprattutto i cani, ma anche gatti, soffrono con una certa frequenza, sia i pre- che i probiotici sono sicuramente utili, considerato che questa condizione è caratterizzata tipicamente da disbiosi. Non esiste un animale enteropatico cronico che non presenti un certo grado più o meno importante di disbiosi intestinale e non c’è dubbio che determinate diete associate all’uso di prebiotici e probiotici dovrebbero sempre rappresentare la prima strategia terapeutica prima che si consideri l’utilizzo di qualsiasi farmaco. In realtà, tuttavia, la disbiosi intestinale è presente in diverse altre condizioni, non necessariamente caratterizzate da enterite, o enteropatia in senso stretto.

Può, infatti, essere presente nei cani e nei gatti obesi ed in pazienti affetti da patologia renale cronica, insufficienza del pancreas esocrino, diabete mellito e persino in quelli con certe problematiche comportamentali.

Analogamente a quanto osservato in medicina umana, gli ambiti nei quali, oggi, si sa che il microbiota intestinale gioca un ruolo fondamentale, sono davvero tantissimi, non esclusa l’oncologia.

Limiti/rischi/effetti collaterali dei pre- e probiotici

Per quanto concerne eventuali limiti all’impiego, o potenziali effetti collaterali conseguenti all’uso dei pro- e dei probiotici, bisogna distinguere.

Prebiotici: in presenza di una enterite acuta, come sopra anticipato, l’effetto osmotico potrebbe creare qualche problema, almeno inizialmente. L’effetto del prebiotico è sempre dose-dipendente per cui, inevitabilmente, trattandosi di molecole non digeribili che tendono a trattenere, o anche a richiamare, acqua in intestino, ad alte dosi hanno un effetto lassativo. Questo effetto è più forte per le molecole più piccole, come i disaccaridi (ad esempio il lattulosio), mentre è meno potente per quelle di dimensioni un po’ maggiori (come i frutto-oligosaccaridi, o i galatto-oligosaccaridi) ed ancora meno forte per quei prebiotici che sono rappresentati da macromolecole (come ad esempio l’inulina, o anche le pectine).

Probiotici: il rischio di effetti collaterali è veramente molto modesto: è rarissimo che insorgano problemi.

I probiotici autorizzati e che si possono impiegare, sono, appunto, stati autorizzati il che significa che se ne è dimostrata non solo l’efficacia, ma anche la sicurezza.

Gli effetti collaterali sono pertanto veramente improbabili, sempre che, evidentemente, il prodotto che si usa contenga davvero soltanto la specie probiotica riportata in etichetta, quindi non sia stato contaminato. Questo, come atteso, è raro che si verifichi, come del resto è del tutto infrequente l’insorgenza di problemi, a seguito dell’assunzione di un probiotico, persino in casi eccezionali, di pazienti fortemente immunodepressi. Il margine di sicurezza per l’uso tanto dei pre- quanto dei probiotici è assolutamente molto alto.

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