Giorni di ordinaria follia in Farmacia (1/6)
A cura di C. P.
Introduzione
Lavoro in farmacia da un mese, in piena emergenza Covid-19. Infatti dopo solo una settimana dalla firma del contratto è entrato in vigore il lockdown completo di tutte le attività. La farmacia in questione è una cosiddetta farmacia rurale, situata in un piccolo centro balneare abruzzese, vivace d’estate ma decisamente monotono d’inverno.
Si conoscono tutti, tutti sanno tutto di tutti.
È stato interessante osservare l’evolversi dell’emergenza. Mi hanno raccontato che dal primo caso di Covid a Codogno, la psicosi è esplosa incontrollabile. Così assurda che le mie colleghe avevano deciso di staccare il telefono della farmacia per un pomeriggio intero.
Dal momento in cui sono arrivata io, la domanda che mi è stata posta con più frequenza (e questo lo può testimoniare qualunque farmacista sul suolo italiano) è stata: “dottore’, ma le mascherine?!”.
Tutti esperti, tutti perfettamente informati sulle ffp2, ffp3, filtro, senza filtro.
“dottorè, ma l’Amuchina?!”
“dottorè, ma è vero che il virusse vive 15 ore sulle superfici??”
“eh dottorè, io lo dicevo. Li cinesi magnano i topi vivi!”
“dottorè, sti c***o de cinesi, non potevano sta lla casa loro?”
“dotterè hai visto? Il negozio dei cinesi vicino al forno ha chiuso. C’aveva qualcosa da nasconde sicuro!”
“dottorè, ma mio nipote deve anda’ in Giappone in vacanza. Ci serve la mascherina?”
“dottorè, mi da la maschera da Battmann?” con evidente sorrisetto da simpaticone da bar.
“oh dottorè, la saluto ma a distanza eh!”
Continua…