La salute dell’acqua

Mauro Prada,
Fisico presso ARPA Lombardia

L’acqua è risorsa preziosa, oggetto anche del recente Sinodo per l’Amazzonia: i suoi popoli infatti, hanno sempre vissuto in stretta interdipendenza con l’ambiente, con la sua foresta ed i suoi fiumi: i contadini utilizzano le risorse delle terre inondabili affidandosi al movimento ciclico dei loro fiumi, con la consapevolezza che “la vita dirige il fiume” e “il fiume dirige la vita”.

L’Amazzonia oltre a possedere il 34% di tutte le foreste primarie del pianeta e svolgere un ruolo fondamentale per l’anidride carbonica che assorbe e per l’ossigeno che fornisce, possiede anche il 20% dell’acqua dolce non congelata di tutto il pianeta.

Foresta Amazzonica

L’insieme di tutte le forme di acqua presenti sulla Terra è detto idrosfera; la maggior parte è rappresentata da mari e oceani. L’idrosfera occupa due terzi della superficie della Terra e permette lo scambio di sostanze ed energia tra tutti gli ecosistemi, attraverso il ciclo dell’acqua, che si sviluppa tra la terra e gli strati bassi dell’atmosfera.

Attraverso gli apporti meteorici, l’acqua si distribuisce in una varietà di corpi idrici che, nel complesso, possono essere raggruppati in: acque sotterranee e acque superficiali: fiumi e torrenti, laghi e invasi (serbatoi naturali o artificiali).

I corpi idrici sostengono la vita di specie animali e vegetali e sono un sistema complesso la cui funzionalità intrinseca gli consente di tollerare, entro una certa misura senza gravi conseguenze, alterazioni causate da sostanze chimiche naturali e/o sintetiche che vi vengono riversate, oltre che modificazioni delle condizioni fisiche e morfologiche.

Il superamento di certe soglie di alterazione, tuttavia, determina uno scadente stato di qualità ambientale del corpo idrico, che si traduce in minore capacità di autodepurazione, diminuzione o alterazione della biodiversità locale e generale, minore disponibilità della risorsa per la vita degli ecosistemi associati e per il consumo umano e talvolta pericolosità per la salute dell’uomo e delle specie viventi, a causa della presenza di molecole e microrganismi con effetti tossici (nei confronti dell’uomo e degli animali) ed ecotossici (nei confronti degli ecosistemi in generale).

Cosa succede al corpo idrico, se è superata la soglia di tollerabilità agli inquinanti?

In Italia, oltre che la qualità, viene monitorata anche la quantità di acqua dolce presente nei fiumi (per cui esiste un Deflusso Minimo Vitale) e nei laghi, per garantire, oltre alle riserve idriche, il mantenimento della biodiversità. Teniamo presente che dei circa 1.400 milioni di miliardi di metri cubi di acqua presente sulla terra, il 97% è rappresentato dall’acqua di mari ed oceani e quindi acqua salata.

Per quanto riguarda la qualità delle acque interne, a livello nazionale, lo stato ecologico del 43% dei fiumi raggiunge l’obiettivo di qualità (38% buono e 5% elevato), mentre per i laghi è solo il 20% (17% buono e 3% elevato).

Relativamente allo stato chimico (Figura 1), il 75% dei fiumi presenta uno stato buono, il 7% non buono, mentre il 18% non è stato classificato. Per i laghi, invece, l’obiettivo di qualità viene raggiunto dal 48% dei corpi idrici.

L’Indice Biotico Esteso (IBE) si basa sull’analisi delle comunità di macroinvertebrati che colonizzano gli ecosistemi fluviali.

Tali comunità, che vivono associate al substrato, sono composte da popolazioni caratterizzate da differenti livelli di sensibilità alle modificazioni ambientali e con differenti ruoli ecologici.

Poichè i macroinvertebrati hanno cicli vitali relativamente lunghi, l’indice fornisce un’informazione integrata nel tempo sugli effetti causati da differenti cause di turbativa (fisiche, chimiche e biologiche). Nel monitoraggio di qualità delle acque correnti esso deve quindi considerarsi un metodo complementare al controllo chimico e fisico delle acque.

Clorofilla ed ATP rappresentano invece indicatori di biomassa della componente planctonica. Negli ecosistemi acquatici tale stima è ampiamente utilizzata unitamente ai parametri fisico-chimici, nelle valutazioni quali-quantitative e nelle previsioni della qualità e del livello trofico dei corpi idrici. La clorofilla consente di stimare la biomassa riferita ai soli organismi autotrofi, mentre l’adenosintrifosfato (ATP) fornisce una stima della biomassa totale che include anche gli organismi a metabolismo eterotrofo.

La conta diretta dell’abbondanza microbica, tramite tecnica di microscopia ad epifluorescenza, consente invece di stimare la biomassa della componente batterica del plancton. Il batterioplancton è riconosciuto come un importante costituente degli ambienti acquatici e stimarne la biomassa è indispensabile in indagini sul flusso del carbonio e dei nutrienti e nell’elaborazione dei relativi modelli.

Mare e ambiente costiero: negli ultimi decenni i litorali italiani presentano significative evoluzioni geomorfologiche dovute ai processi naturali e all’intervento dell’uomo. Oltre l’89% delle acque di balneazione costiere è classificato come eccellente.


Link/letture consigliate:

https://www.arpalombardia.it/Pages/Acqua.aspx
https://annuario.isprambiente.it/
https://annuario.isprambiente.it/ada/basic/6961;

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