Chiamateci “homo chimicus”. La specie più esposta alle sostanze chimiche siamo noi

Ogni anno 220 miliardi di tonnellate di sostanze chimiche vengono rilasciate nell’ambiente e l’inquinamento causa oltre 9 milioni di morti.

L’Italia è il primo Paese europeo per morti attribuibili all’inquinamento atmosferico, con lo smog che provoca fino a 90mila morti premature l’anno.

Migliaia di sostanze chimiche, sia sintetiche sia naturalmente presenti nell’ambiente, convivono con noi. Le ritroviamo nell’aria, nell’acqua, nel suolo, negli alimenti, nei vestiti, negli utensili, nei mobili, nei giocattoli, nei cosmetici e nei farmaci. La nostra società non sarebbe la stessa senza di esse, ma -nonostante la loro utilità- molte possono avere un impatto negativo sulla salute dell’uomo e sull’ambiente.

Il WWF Italia l’allarme ricordando che ogni anno nel mondo 220 miliardi di tonnellate di sostanze chimiche vengono rilasciate nell’ambiente e che a livello globale sono in commercio oltre 100mila sostanze tossiche. Solo in Europa, nel 2020, sono state prodotte e utilizzate oltre 200 milioni di tonnellate di sostanze chimiche pericolose per la salute umana e oltre 50 milioni di tonnellate pericolose per l’ambiente.

Quello che non sapevi di bere, mangiare e respirare

  1. Respiriamo, mangiamo e beviamo plastica

È stato stimato che ogni giorno nel nostro corpo entrano più di 100mila microplastiche dall’aria, dall’acqua e dal cibo, una quantità pari a diversi milligrammi al giorno.

In città respiriamo microplastiche provenienti soprattutto dagli pneumatici che, con la loro usura, contribuiscono fino al 7% del PM2,5 nell’aria urbana. Anche in casa l’aria è piena di microplastiche alle quali sono esposti soprattutto i neonati, che possono inalare e ingerire ogni giorno fino a 80-90 microgrammi per chilo di peso corporeo di microplastiche attraverso la polvere domestica e il contatto con molti oggetti di plastica, soprattutto PET (usato per bottiglie, biberon, altri oggetti di cucina, ma anche giocattoli) e policarbonato (molto usato in ottica, edilizia, elettronica), con il risultato che nelle feci dei bimbi le quantità di microplastiche sono 10 volte maggiori rispetto a quelle degli adulti.

Ad aggravare il rischio di ingestione di microplastiche e di co-esposizione a molteplici sostanze chimiche ad esse legate è il consumo di cibo (soprattutto di specie marine) e di bevande. Ogni anno possiamo ingerire circa 55mila microplastiche dal consumo di pesci, molluschi, crostacei e ricci di mare. Uno studio italiano ha rilevato che un adulto può inoltre ingerire circa 460mila microplastiche al giorno da frutta e verdura.

L’aspetto più preoccupante dell’esposizione alle microplastiche è dovuto soprattutto a tutte le sostanze chimiche a cui esse sono legate. Molte sostanze intenzionalmente aggiunte alla plastica finalizzate a migliorarne le proprietà (dagli ftalati, al bisfenolo-A, ai ritardanti di fiamma, tutte sostanze particolarmente presenti nelle nostre case, scuole e uffici) possono interferire con il nostro sistema ormonale e causare effetti a breve e a lungo termine sulla salute umana. Inoltre, le microplastiche ingerite mangiando le specie marine, la frutta e la verdura, possono rilasciare nel nostro corpo altri inquinanti che hanno assorbito dall’ambiente, esponendoci così a un mix di sostanze tossiche e loro metaboliti, la cui composizione e i cui effetti sono sconosciuti, ma che possono essere cumulativi e più dannosi di quelli legati ad ogni singola sostanza chimica isolata.

  • Beviamo, respiriamo e mangiamo metalli pesanti

I metalli pesanti nell’acqua sono la causa di elevati tassi di malattia e mortalità in tutto il mondo. Si stima che oltre 500 milioni di persone in tutto il mondo siano a rischio di un’esposizione eccessiva all’arsenico. Alcune zone in Italia sono naturalmente molto ricche di arsenico inorganico, tanto che alcune popolazioni hanno subito un aumento di rischio di malattia per patologie correlate all’esposizione cronica all’arsenico.

Il cibo è sicuramente un’altra fonte di esposizione ai metalli pesanti, specialmente attraverso il consumo di prodotti della pesca, soprattutto di grandi pesci predatori. Ad esempio, una sola porzione di pesce spada (circa 60 grammi per i bambini e 150 per gli adulti) può superare la dose settimanale tollerabile di metilmercurio stabilita dall’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), ovvero 1,3 microgrammi per chilogrammo di peso corporeo. Secondo gli ultimi studi, la presenza di mercurio è maggiore nei bambini che vivono nei Paesi dove il consumo di pesce è più elevato, come Spagna, Grecia, Portogallo e Italia.

Oltre 900mila decessi prematuri ogni anno sono causati dal piombo. L’OMS stima che nel 2019 quasi la metà dei 2 milioni di vite perse a causa dell’esposizione a sostanze chimiche note sia dovuta al piombo. Circa un bambino su tre nel mondo ha livelli di piombo nel sangue pari o superiori a 5 microgrammi per decilitro, un livello che secondo l’OMS può essere associato a una diminuzione dell’intelligenza nei bambini, a difficoltà comportamentali e a problemi di apprendimento. In Italia si stima che circa 160mila bambini e ragazzi (da 0 a 19 anni) abbiano livelli medi di piombo nel sangue superiori ai 5 microgrammi per decilitro, mentre 20mila superiori a 10 microgrammi. Le fonti di esposizione al piombo sono molteplici, soprattutto il particolato atmosferico, ma anche il cibo: l’esposizione al piombo media con la dieta è compresa da 0,36 a 1,24 microgrammi per chilo di peso corporeo al giorno. Per questo metallo pesante non esiste un livello di esposizione che sia noto senza effetti nocivi; dunque, non esiste un livello accettabile di esposizione.

  • Mangiamo e beviamo pesticidi

A livello globale l’utilizzo dei pesticidi è massiccio e purtroppo solo una piccolissima parte raggiunge gli organismi bersaglio, mentre gran parte si disperde nell’ambiente e colpisce specie non bersaglio. Il risultato è che ritroviamo residui di pesticidi nell’aria, nell’acqua e nel cibo.

Nel mercato europeo, il 45% degli oltre 90mila campioni alimentari analizzati dall’EFSA presenta uno o più residui di pesticidi in concentrazioni inferiori o uguali ai livelli massimi consentiti e il 2% (per un totale di 241 alimenti) contiene concentrazioni di residui superiori ai limiti consentiti. Infatti, nei capelli del 29% di persone da tutta Europa sono presenti i residui di pesticidi, quasi una persona su tre. Uno degli ultimi rapporti dell’ISPRA relativo al biennio 2019-2020, rivela un’ampia diffusione nelle acque superficiali italiane, dove sono stati trovati pesticidi nel 55% dei punti di monitoraggio; in quelle sotterranee nel 23%. Complessivamente si osserva un incremento dei ritrovamenti rispetto al 2019.

In Europa, a Dicembre 2021 i dati raccolti dai Paesi membri dell’Agenzia europea dell’ambiente (AEA), mostrano che nel 2019 un quarto di tutti i punti di monitoraggio nelle acque superficiali europee aveva livelli di pesticidi superiori alle soglie consentite. In Italia i dati del 2017-2018 mostravano che il 21% delle acque superficiali campionate avevano concentrazioni superiori ai limiti ambientali.

  • Beviamo e mangiamo POP

Molti contaminati organici persistenti (POP) “moderni” sono definiti “micro-contaminanti emergenti” che rappresentano un rischio anche per le generazioni future, ma per alcuni di questi non sono ancora stabiliti i limiti massimi, i piani di monitoraggio ufficiali sono assenti, ci sono pochi laboratori che li analizzano e c’è una scarsa conoscenza dei livelli di fondo. Tra le sostanze POP ampiamente diffuse a cui siamo quotidianamente esposti ci sono quelle per- e poli-fluoro-alchiliche (PFAS) e i bi-fenili-poli-clorurati (PCB) e poli-bromo-difenil-eteri (PBDE).

Un recente studio ha ipotizzato che data l’elevata presenza di PFAS nella pioggia, nelle acque superficiali e nei suoli, abbiamo superato il limite planetario dell’inquinamento chimico per quanto riguarda queste sostanze, oltre il quale non c’è più sicurezza per la biosfera e l’umanità. In Italia significativi livelli di PFAS sono stati riscontati nell’acqua potabile, soprattutto al nord, dove anche il cibo è contaminato da PFAS: latte, uova e pesce sono le maggiori fonti di esposizione, che arriva a superare anche di 4-5 volte i livelli giornalieri tollerabili.

In UE, l’EFSA ha valutato che l’assunzione di PCB e diossine supera la dose settimanale tollerabile in tutte le fasce di età della popolazione, con le esposizioni medie ed elevate in bambini-adolescenti, adulti-anziani che erano rispettivamente fino a 5 e 15 volte il livello massimo tollerabile di assunzione settimanale. Uno studio recente ha mostrato come i PCB siano consumati a livello globale soprattutto attraverso il pesce, identificando un’elevata esposizione ai PCB nell’Europa occidentale. Significativi livelli di PBDE sono stati trovati nelle unghie, nel latte materno e nel sangue, dove a livello globale le concentrazioni totali di PBDE arrivano fino a 613 nanogrammi per grammo di componente grassa nel sangue e fino a 85,6 nanogrammi nel latte materno. Le vie di esposizione sono varie, soprattutto la dieta a base di alimenti grassi e l’ingestione/inalazione di polveri, soprattutto negli ambienti chiusi come uffici e abitazioni e soprattutto per i bambini. In Italia, secondo quanto riportato nel sito del Registro europeo delle emissioni e dei trasferimenti di sostanze inquinanti, la lavorazione di carta e legno rilascia annualmente 303 kg di PBDE nelle acque, rappresentando insieme all’industria tessile, il principale contributo al rilascio di PBDE nell’ambiente.

Letture consigliate:

https://www.dropbox.com/s/hhjc3pmj8dttpqw/Scheda%20di%20Approfondimento%20Homo%20Chimicus%20LAST.pdf?dl=0

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