Deficit dell’attenzione e iperattività

Al mio bambino di tre anni è stata sospettato dal suo pediatra il disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività, ma io non sono convinta del tutto: in realtà solo in determinati contesti si comporta in modo assolutamente ingestibile.

Il deficit dell’attenzione/iperattività (Attention-Deficit/Hyperactivity Disorder, ADHD) è un disturbo dello sviluppo cerebrale del bambino caratterizzato da una durata scarsa o breve dell’attenzione, da insufficienti concentrazione, organizzazione e capacità di portare a termine le attività e/o da vivacità e impulsività eccessive, non appropriate all’età, con compromissione nel funzionamento generale del bambino. La condizione viene diagnosticata in circa il 2,4% dei bambini in età prescolare. Colpisce due volte di più i maschi rispetto alle femmine.

La causa non è nota né probabilmente univoca per tutti i casi. Sono segni precoci la difficoltà nel mantenimento dell’attenzione, il movimento perenne, la mancanza di ascolto nella comunicazione, l’incapacità di rispetto delle regole e delle attese, il rifiuto di attività che richiedono impegno e dedizione, le crisi di rabbia se contrastati. La diagnosi spetta al neuropsichiatra infantile che la formula se il bambino presenta 6 o più segni di disattenzione o di iperattività e impulsività per un periodo di almeno 6 mesi. I sintomi devono essere presenti in almeno due ambienti diversi (in genere, a casa e a scuola). La presenza di segni solo a casa o solo a scuola e mai altrove non viene definita ADHD, poiché tali segni potrebbero scaturire dalla situazione specifica.

A volte, nei bambini piccoli, il confine tra normalità e patologia può essere sottile e difficile da definire. Tuttavia la diagnosi e la presa in carico precoci possono prevenire problemi scolastici in età maggiore e disturbi mentali o comportamenti devianti in adolescenza. Il trattamento dei bambini in età prescolare si basa sulla terapia comportamentale condotta da uno psicologo infantile. Raccomando a voi genitori di non distruggere la sua autostima con continui ed eccessivi rimproveri che sono inutili.

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