La Sindrome di Williams e Allattamento al seno

Sindrome di Williams

Sono una nonna disperata. A mia nipote di soli tre anni è stata ipotizzata in virtù di un faccino spiritoso e un intervento al cuore la sindrome di Williams. Ovviamente io non ci credo. Ma come possiamo esserne sicuri.

Carissima, è normale che di fronte a una diagnosi di malattia ci sentiamo increduli e scettici. Ma i medici che hanno postulato il sospetto sapranno certamente condurre la piccola alla conferma o all’esclusione della diagnosi. E’ una malattia genetica ma non ereditaria, rara (incidenza stimata 1/10mila- 1/20mila nati vivi), causata da una microdelezione del cromosoma 7. E’ caratterizzata da una facies caratteristica “da piccolo elfo”, un certo grado di ritardo dello sviluppo psicomotorio, la presenza di malformazioni cardiache. Ci possono poi essere disturbi a carico di tanti organi e apparati variamente presenti. Sono in genere bambini deliziosi, socievoli ed empatici: li chiamano “i ragazzi del cocktail party”, per la loro facilità a fare amicizia con tutti. La diagnosi si basa su test genetico. I bambini vanno seguiti da un’equipe di esperti ma in genere danno belle soddisfazioni.

Allattamento al seno

Sono una neomamma alle prese con l’allattamento al seno. E’ vero che non devo dare il seno troppo spesso perché si esaurisce la produzione di latte in quanto non si dà tempo ai seni di riempirsi?

No. Il corpo di una donna che allatta produce continuamente latte proprio sotto lo stimolo dello svuotamento: l’allattamento si basa sul meccanismo “domanda-offerta”, quindi più il bambino si attacca al seno e lo svuota, maggiore sarà la produzione di latte. Per questo l’allattamento deve essere a richiesta. Inoltre, l’ideale è permettere al bambino di poppare ad un solo seno per volta, fino a quando non dimostra di essere sazio. Infatti, la qualità del latte varia durante la poppata: il primo latte è più ricco in acqua e zuccheri, quello della fase successiva è più ricco in grassi.

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