
La cura del mal d’orecchio
Le vacanze al mare di quest’anno sono state rovinate dal mal d’orecchio che ha afflitto i miei figli di tre e otto anni. Prima la piccolina poi il grande a distanza di una settimana hanno manifestato dolore intenso e febbre, il ragazzino anche con fuoriuscita di pus. Il medico del villaggio dove albergavamo ha diagnosticato a entrambi “otite media” e suggerito in entrambi i casi la “vigile attesa” con gocce auricolari e antipiretici/anti-infiammatori, ma alla fine sia la bambina per ricaduta dei sintomi dopo breve remissione sia il grande per perforazione del timpano si sono beccati 10 giorni di antibiotico e le vacanze sono finite in fretta. Non valeva la pena iniziare subito l’antibiotico?
L’otite media acuta (OMA) rappresenta una delle patologie più diffuse tra i bambini. la consapevolezza delle potenziali, temibili, complicanze intracraniche come la meningite rende il trattamento antibiotico l’approccio terapeutico di prima scelta, soprattutto nei bambini dei primi anni di vita. Tuttavia, l’emergenza e la diffusione delle resistenza agli antibiotici fra i patogeni più spesso responsabili di OMA ha consolidato nel corso degli anni un atteggiamento di attesa, sulla base anche di revisioni di studi scientifici che dimostrano scarso beneficio degli antibiotici in molti bambini con OMA.
Le linee guida attuali consigliano terapia antibiotica immediata nei soggetti di età inferiore a 2 anni con otite bilaterale, nei soggetti con sintomatologia importante (febbre più elevata e otalgia più significativa), in quelli con otorrea da perforazione, in quelli con storia di ricorrenza. La vigile attesa può essere applicata a bambini di età superiore a 2 anni con otite media acuta mono o bilaterale, senza sintomatologia grave o a quelli di età compresa fra 6 mesi e 2 anni, con forma mono-laterale e non grave.
La scelta dell’antibiotico ideale per il trattamento dell’OMA verte su amoxicillina, alla quale va preferito il cefaclor o l’amoxicilina + acido clavulanico se l’otite è complicata da otorrea, sintomatologia grave, o con rischio di resistenza batterica per alto consumo di antibiotici o con ricorrenza. L’uso dei macrolidi non è consigliabile.

