Il bisogno della filosofia
LA DISCIPLINA FILOSOFICA COME ESERCIZIO AL SAPER-VIVERE
Costanza Fossati
UPO Alumni
Nessun testo filosofico è inaccessibile, questa è l’idea che chi scrive ha sempre avuto a cuore di dimostrare.
Occorre riabilitare il senso e il valore di un utilizzo critico della propria capacità riflessiva.
La filosofia ha provato a rispondere a tale aspetto della cura di sé sin dai suoi esordi e può ancora educare a un sapere pratico, che offre la possibilità di vivere la vita al modo di coloro che sono desti, non di coloro che dormono, parafrasando Eraclito.
L’obiettivo di questa riflessione è quello di confutare l’ormai consolidata idea che parlare di filosofia in una veste di utilità etico-pratica sia impossibile o ridicolo.
Si propone pertanto di ri-leggere la filosofia come guida al saper-vivere: termine coniato a partire dal concetto del saper-fare, proprio delle discipline demo-etno-antropologiche con un rimando a una sapienza prettamente orale, dialogica e custode di un sapere pratico.
Emblema di tale discorso nella lettura di Hadot è il già citato personaggio di Socrate, colui che ha praticato la filosofia nel suo quotidiano, interrogando e mettendo alla prova, costringendo a fare uso della ragione, in un’ottica di perenne tensione verso un sapere che non potrà mai dirsi posseduto in modo certo e incontrovertibile.
Le domande di Socrate portano all’aporia, che non deve divenire relativismo o nichilismo, ma assunzione del fatto fondamentale dell’impossibilità di possedere appieno il sapere, accompagnato da una lezione etica: l’abitudine a mettere in discussione sé stessi e le proprie acritiche certezze.
In tal senso la torpedine di Atene si schiera contro l’elitarismo di alcuni suoi predecessori, che hanno visto la filosofia come disciplina destinata a pochi e impossibile da comprendere per i più, innalzando il valore della speculazione pura, a detrimento della sua vocazione democratica.