Nuovi farmaci per l’asma e la gravidanza di una mamma allergica

Nuovi farmaci per l’asma

Sono una signora asmatica da che ero bambina. Ho tentato tutto: fiale di cortisone a lungo rilascio, spray di broncodilatatori e cortisonici combinati tutti i giorni, antistaminici e antileucotrienici, ma gli attacchi arrivano sempre e quando meno vorrei. Ho sentito parlare ora di farmaci biologici che sarebbero risolutivi, è vero?

Per l’asma bronchiale, specie se grave, sono disponibili attualmente i farmaci biologici. Si tratta di anticorpi monoclonali che agiscono in modo mirato su specifiche fasi della flogosi asmatica, in particolare bloccando i recettori per le citochine, i mediatori della reazione infiammatoria. Sono: Omalizumab, Mepolizumab e Dupilumab. Questi farmaci, a differenza di tutti quelli disponibili fino ad ora, mirano a curare non le conseguenze dell’asma, ma la sua causa, cioè lo scatenamento dell’infiammazione cronica delle vie respiratorie che provoca un rimodellamento delle vie aeree che, a sua volta, comporta una riduzione permanente della funzione polmonare e attacchi sempre più frequenti e gravi.
L’infiammazione alla base dell’asma è quella chiamata “di tipo 2”, dovuta alla reazione del sistema immunitario a fattori scatenanti, quali allergeni, virus o batteri e caratterizzata dal rilascio delle citochine Il-4, Il-13 e Il-5, che stimolano la produzione di immunoglobuline E (IgE), eosinofili e ossido nitrico (NO). I farmaci biologici sono diretti proprio contro le citochine responsabili della cascata infiammatoria di tipo 2. Sono attualmente indicati per i pazienti con asma grave che non viene controllato dai trattamenti standard.
Sono risultati efficaci nel ridurre le riacutizzazioni, mantenere il controllo sui sintomi asmatici e ridurre l’uso di steroidi sistemici, associati a numerosi effetti collaterali come il diabete mellito, l’ipertensione o l’osteoporosi. Questi nuovi farmaci devono essere prescritti da un medico esperto nella diagnosi e nel trattamento dell’asma e sono destinati al trattamento a lungo termine. Un altro vantaggio è che agiscono anche su altre patologie mediate dall’infiammazione di tipo 2 che possono coesistere con l’asma, come la dermatite atopica, la rinosinusite cronica con poliposi nasale e l’esofagite eosinofila.

Gravidanza di una mamma allergica

Sono in attesa del mio primo bambino. Essendo sia io che mio marito allergici, volevo sapere se posso evitare il rischio che nostro figlio sviluppi allergia eliminando dalla mia dieta i principali alimenti allergizzanti quale uovo, pesce, frutta secca, latte vaccino e derivati (formaggi).

No: l’eliminazione di allergeni alimentari durante la gravidanza e l’allattamento non hanno dimostrato alcuna riduzione dell’allergia nel bambino a rischio. Sembra al contrario che il passaggio al piccolo degli allergeni alimentari assunti dalla gestante o dalla nutrice costituisca una precoce e naturale “presentazione” utile a sviluppare la tolleranza verso l’alimento potenzialmente allergizzante. Per quanto riguarda il pesce, vi sono fondate evidenze che il suo consumo costante durante la gravidanza (2-3 volte a settimana o più) possa ridurre sensibilmente il rischio di sensibilizzazione allergica. L’unica limitazione nella dieta della mamma in attesa o che allatta va imposta per i grassi “trans” (sulle etichette spesso indicati come “grassi vegetali idrogenati”), responsabili di incrementare il rischio nel bambino di dermatite allergica e a lungo termine malattia cardio-vascolare. A differenza di quanto si credeva in passato, i grassi trans attraversano la placenta e sono incorporati nei tessuti fetali.

Lascia una risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *