Stipsi e stress, un disagio quotidiano
Agostino Scozzarro
Specialista Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva. Case di Cura Nuova Villa Claudia e Villa Mafalda – Roma
Cristina Grossi
Dirigente Medico Gastroenterologia ed Endoscopia Digestiva, Nuovo Ospedale dei Castelli Romani (N.O.C), Ariccia
Che cos’è la stipsi, o stitichezza?
Il termine “stipsi” deriva dal greco styphein (stretto) indica una difficoltà nell’espletamento della funzione intestinale che può impattare notevolmente sulla qualità di vita. La normale frequenza della defecazione varia da persona a persona, ed indicativamente dovrebbe essere da tre evacuazioni al giorno, a tre alla settimana. La stipsi è una problematica molto frequente, che interessa circa il 15% della popolazione, in particolare le donne, gli anziani e chi è depresso o sottoposto a stress psicologici.
Quali sono le cause della stipsi?
La stipsi può essere acuta, cioè transitoria, in persone sedentarie che non si idratano in maniera sufficiente, legata a cambiamenti di abitudini o stili di vita (gravidanza, interventi chirurgici, malattie acute, o semplicemente si può manifestare dopo un viaggio). Anche lo stress può essere causa di stipsi, come nella sindrome da intestino irritabile in cui, generalmente, la stitichezza si alterna a comparsa di scariche diarroiche.
La stipsi cronica invece può essere causata da vere e proprie disfunzioni motorie intestinali e/o ano-rettali, oppure da patologie come la diverticolosi, il prolasso rettale, le malattia infiammatorie croniche intestinali, il tumore del colon-retto.
Fra le malattie croniche che spesso si accompagnano a stipsi, vi sono il Morbo di Parkinson, il diabete e malattie neurologiche. Anche alcuni farmaci (es. anestetici, analgesici, antiacidi, anticolinergici, antidepressivi) possono rallentare il transito delle feci lungo l’intestino.
Quali sono i sintomi della stipsi?
I sintomi riferiti dai pazienti con stipsi sono generalmente:
- Dolori addominali
- Meteorismo, gonfiore
- Ridotta frequenza di evacuazioni (meno di tre alla settimana)
- Feci disidratate e dure (“caprine”)
- Sforzo eccessivo e prolungato durante la defecazione
- Senso di ostruzione o blocco anale
- Sensazione di evacuazione incompleta
- Necessità di ricorrere a manovre manuali per favorire l’evacuazione (o ad ausili, tipo clisteri e supposte)
La stipsi può ridurre molto la qualità di vita delle persone. Le feci dure ed i continui sforzi inoltre possono provocare, non solo un rialzo della pressione sanguigna (con possibili emorragie congiuntivali), ma anche irritazioni e prolasso delle emorroidi.
La complicanza più temibile è l’occlusione intestinale dovuta alla presenza del cosiddetto fecaloma, un accumulo di feci che si può fermare in qualsiasi tratto del colon e che, se non adeguatamente prevenuto e trattato, può portare addirittura, in rari casi, ad ischemia rettale (ovvero mancanza di apporto sanguigno).
Diagnosi
La diagnosi di stipsi si basa inizialmente sulla raccolta accurata delle informazioni date dal paziente sui sintomi (anamnesi)e sull’esame clinico. In base a quanto rilevato, il medico adotterà le procedure diagnostiche per identificare la causa organica o funzionale della stipsi.
- Clisma opaco a raggi X: Dopo aver introdotto per via anale il mezzo di contrasto (bario), viene visualizzata l’anatomia del colon ed eventuali alterazioni (diverticoli o polipi).
- Defecografia: Esame radiologico che valuta le alterazioni del pavimento pelvico responsabili dei disturbi della defecazione. Il pavimento pelvico rappresenta la chiusura inferiore del bacino, corrisponde alla zona genito-urinaria-anale ed è costituito da tessuto muscolare e connettivale.
- Colonscopia: consente di esaminare l’intero colon attraverso l’introduzione di un colonscopio (sonda) flessibile dotato di telecamera e di pinza bioptica per eventuali prelievi di mucosa (biopsie), o per l’asportazione di polipi.
- Colonscopia virtuale: E’ un’indagine non invasiva, indicata per i pazienti che non tollerano la colonscopia, o portatori di diverticoli o con un colon troppo lungo, o sede di restringimenti.
- Manometria anorettale: Valuta pressione ed attività dello sfintere anale e la sensibilità dell’ultima parte dell’intestino retto (ampolla rettale), per accertare la soglia di percezione dell’evacuazione e di urgenza.
- Studio dei tempi di transito intestinale: Si effettua per valutare la durata del transito intestinale e fare diagnosi di stipsi da rallentato transito intestinale.
Prevenzione e trattamento della stipsi
Generalmente la stipsi è una condizione benigna, che si risolve grazie ad una serie di strategie che permettono di regolarizzare la funzionalità intestinale.
La terapia della stitichezza inizialmente si basa sull’adozione di alcuni stili di vita, che sono in realtà molto utili anche per la prevenzione:
- Regolarità negli orari dei pasti: la regolarità nell’alimentazione aiuta il benessere intestinale.
- Stile di vita attivo: l’esercizio costante, l’attività fisica come camminare, andare in bicicletta o nuotare, aiutano la funzionalità intestinale
- Adozione di misure per il controllo dello stress
- Dedicare il giusto tempo per le funzioni intestinali: il momento migliore è al mattino dopo la prima colazione. Non bisogna ignorare lo stimolo.
- Adeguato apporto di liquidi: bere liquidi in quantità di 2 litri al giorno, aiuta a mantenere un buon transito delle feci, che risultano più morbide.
Se questa strategia risulta insufficiente, o se compaiono gonfiore o dolori addominali importanti, è necessario consultare il medico, per ricorrere all’uso di lassativi.