Il mal da viaggio e l’immunità di gregge

Il mal da viaggio

Purtroppo il nostro bambino di 4 anni “si disturba” in auto e questo ci limita tantissimo negli spostamenti anche brevi con lui. Possibile che non esista un rimedio efficace?

Molti bambini soffrono di “chinetosi”, disturbo caratterizzato da sintomi neuro-vegetativi quali nausea, vomito, vertigini, malessere, pallore, sudorazione, aumento della salivazione, e dovuto agli spostamenti ritmici o irregolari del corpo durante il movimento (in auto, treno, aereo o nave), che causa iper-stimolazione dell’apparato vestibolare (organo dell’equilibrio) presente nell’orecchio interno. In genere, non interessa i neonati e si manifesta solo dopo il primo anno di vita; l’età più suscettibile è tra i 3 e i 12 anni.

Per prevenire il disturbo: far viaggiare il bambino seduto nel senso di marcia; scegliere il posto più stabile del veicolo (i posti davanti di auto, bus o treno; al centro di una nave o di un aereo); cercare di guardare in avanti e non di lato o indietro; evitare il più possibile i movimenti della testa; posizionarsi vicino al finestrino e tenerlo aperto; fare, se possibile, delle soste; non leggere, guardare tablet e smartphone, piuttosto farlo distrarre con storie o canzoni o osservando strada e paesaggio; tenerlo in posizione dritta; avere una guida tranquilla, senza brusche accelerate o frenate; evitare odori forti, come deodoranti per auto; non far bere bibite gassate e latte ed evitare pasti abbondanti (anche se non va tenuto lo stomaco completamente vuoto).

Poco efficaci i braccialetti antinausea, che sono dotati di un bottone rigido per stimolare il punto sul polso che secondo la medicina cinese blocca la nausea, lo zenzero e i farmaci omeopatici. Come rimedi farmacologici, si usa l’antistaminico dimenidrinato (in capsule e gomme da masticare) gli anti-vagali (scopolamina) per via orale o in forma di cerotto transdermico. Ai primi accenni di sintomi, può aiutare anche sgranocchiare un cibo asciutto come dei crackers.

Vaccino anti-Covid e immunità di gregge

Ho sentito dire che i vaccinati contro il Covid si ammalano in ugual misura dei non vaccinati, dunque non è vero che vaccinando si porrà fine alla pandemia, come si sperava, attraverso l’immunità di gregge?

Non esattamente. Quello che si è trovato in una ricerca pubblicata sul British Medical Journal è che la carica virale non differisce tra vaccinati e non vaccinati, se contraggono l’infezione, ma i vaccinati la contraggono molto meno e sono molto più spesso asintomatici. Dunque, chi è vaccinato avrebbe meno probabilità di contagiarsi, ma se si contagia ha la stessa probabilità di trasmettere il virus di chi si contagia non essendo vaccinato.

I risultati hanno portato le autorità statunitensi (Centers for disease control, Cdc) a ripristinare la raccomandazione che le persone vaccinate indossino le mascherine al chiuso. In conclusione, come dice lei, il vaccino protegge la persona vaccinata ma non serve granché all’immunità di gregge, se chi si vaccina può contagiare.

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