Vaccinazione antinfluenzale ai tempi della COVID-19
Daniel Della Seta
Giornalista autore e conduttore Rai e “Focus Medicina”
Le Società scientifiche e gli specialisti ribadiscono la necessità del fattore tempo idoneo per la messa a punto del vaccino contro la COVID-19, ma occorre fiducia e perseveranza.
Le priorità oggi restano: prevenzione e consapevolezza dei rischi.
Intanto, vacciniamoci contro l’influenza, per una prevenzione efficace.
Sulla COVID-19 tutti gli esperti parlano chiaro
“Il virus è vivo e vegeto. L’impatto combinato delle due patologie potrebbe provocare danni incalcolabili alla popolazione del nostro Paese” precisa Claudio Cricelli, Presidente SIMG.
“Il virus è ancora tra noi e siamo nel pieno di una seconda ondata pandemica già annunciata” ha sottolineato Giovanni Rezza, Direttore Prevenzione Ministero della Salute, basandosi sulle analisi dello sviluppo del virus nel nostro paese in questi mesi.
“Il virus è ancora perfettamente in grado di infettare e far ammalare le persone anche gravemente, come dimostrano i dati che ci arrivano in queste settimane di recrudescenza -spiega Marcello Tavio– Se si lascia libertà di agire e non si adottano le contromisure richieste, si ripeterà quanto già visto durante la Fase Uno. Occorre quindi adottare sempre gli accorgimenti difensivi appropriati: igiene delle mani, utilizzo della mascherina e distanziamento “spaziale a socialità conservata”, che si può definire “di sicurezza“. “A nessuno viene chiesto, oggi, di sacrificare la vita sociale e di rimanere “soli e isolati”, ma si chiede soltanto di mettere uno o due metri tra noi e adottare comportamenti sicuri. Parliamo dopotutto di tre comportamenti semplici, facili da attuare e molto efficaci, come il periodo del lockdown ci ha dimostrato“.
Nella stagione fredda è più frequente la presenza di malattie respiratorie e la circolazione dei relativi virus, trasmissibili con le goccioline di saliva, dato l’abbassamento delle temperature, rimangono nell’aria per più tempo. In assenza di un vaccino efficace, sicuro e largamente disponibile, dobbiamo impegnarci tutti in questo autunno per impedire che i focolai epidemici proliferino sempre più frequenti e si saldino fra loro per creare una grave nuova ondata epidemica, con il rischio di riproporre le drastiche misure di contenimento adottate neil lockdown”.
Non abbiamo ancora farmaci di provata e indiscussa efficacia per il trattamento della COVID-19 –dichiara Massimo Andreoni- E’ necessario disporre di dati solidi raccolti da studi randomizzati che finalmente stabiliscano il corretto utilizzo di farmaci, da cui pianificare strategie valide, nell’immediato ed a lungo termine”.
Per quanto riguarda i vaccini, una decina si trova nelle prime fasi di sperimentazione. “Questi vaccini hanno dimostrato finora una buona tollerabilità nell’uomo ed un buon grado di protezione. Sicuramente sono necessari ulteriori studi e comunque è auspicabile che nei primi mesi del 2021 un vaccino abbia superato tutte le fasi di sperimentazione e possa essere prodotto in quantità sufficiente da essere distribuito in tutto il mondo“.
Per quanto riguarda il recente episodio di reazione avversa al vaccino anti-COVID-19 in sperimentazione da parte dell’azienda AstraZeneca e dell’Università di Oxford, la SIMIT lo ritiene un fatto che rientra nella normalità: non deve intaccare la fiducia nelle vaccinazioni e nel lavoro in atto contro il SARS-CoV-2.
“Che si verifichi un evento sfavorevole nella sperimentazione di un nuovo vaccino è assolutamente atteso ed in qualche modo “normale” – sottolinea Marcello Tavio. E’ un evento che accade raramente e può essere intercettato solo se la popolazione esposta è ampia. Ecco perché le tre fasi in cui si compone la sperimentazione sull’essere umano prima della commercializzazione richiedono tempo e devono essere scrupolosamente rispettate sempre, anche in momenti eccezionali come quelli attuali”, senza “far perdere fiducia nella vaccinazione e neppure nello sforzo titanico di questi mesi per arrivare all’obiettivo. Anzi, la gente deve esserne rinfrancata. Quando il vaccino sarà disponibile, avrà sicuramente superato gli standard di sicurezza ed efficacia indispensabili per far fronte alla formidabile sfida che stiamo vivendo”.
“Non va dimenticato poi che quello che conta non è la prima dose di vaccino, ma l’ultima: la data per celebrare lo storico cambiamento nei confronti della COVID-19 sarà quella in cui verrà somministrata l’ultima dose di vaccino all’ultima persona da vaccinare. Sarà così raggiunta un’immunità protettiva nell’individuo per se stesso e per gli altri e potremo pensare di aver risolto il problema. Fino a quando il processo di vaccinazione di massa non sarà stato concluso, vaccinazione e prevenzione (mani, bocca, distanza) dovranno convivere”.
La SIMG chiede fermamente di procedere in maniera massiccia alla vaccinazione anti-influenzale, come stanno suggerendo in molti Paesi le rispettive autorità sanitarie. “I sintomi di esordio delle due patologie provocheranno in queste settimane un ulteriore aggravio del carico di malattia, con difficoltà crescenti per medici e pazienti ad orientarsi nella diagnosi – evidenzia Claudio Cricelli. L’impatto combinato delle due patologie potrebbe provocare danni incalcolabili alla popolazione del nostro Paese”. “Non sappiamo quanto ancora la COVID-19 ci accompagni. Certo le previsioni più equilibrate parlano di una durata complessiva non inferiore ad un anno, con modalità di espressione difficili da definire. E’ pertanto fortemente raccomandabile estendere la vaccinazione anti-influenzale al maggior numero possibile di cittadini”.
I rischi di una sovrapposizione epidemica e l’importanza di una vaccinazione di massa – Non è possibile ad oggi effettuare una stima appropriata della mortalità in eccesso per influenza. La stima dei casi di influenza sulla popolazione over 65 si aggira intorno al 3,2% (circa 1,2–1,5 milioni di persone). Si stima un’incidenza dell’influenza di circa il 9% nella fascia d’età 50-64, con circa 3,5 milioni di individui colpiti, soprattutto nella popolazione non vaccinata.
In conclusione, stimando un andamento epidemico di influenza simile a quello del 2019-2020, la capacità confondente della patologia influenzale, nel caso essa si sovrapponga all’epidemia da COVID-19, si estenderebbe ad alcuni milioni di persone.