
Bruxismo. Un aiuto arriva dallo “yoga della bocca”
Lo stress da pandemia per il COVID-19 aumenta anche i disturbi durante il sonno. Mancano le terapie specifiche, ma molto si può fare per contrastare il digrignamento dei denti
Daniel Della Seta
Giornalista autore e conduttore Rai e “Focus Medicina”
L ’ansia della pandemia dovuta al virus SARS-CoV-2 causa anche un significativo incremento dei disturbi del cavo orale, che possono degenerare in ulteriori patologie, comprese le cefalee.
Tutti possono avere qualche “tic” e qualche manifestazione di nervosismo talora temporanea, specie in tempi difficili come questi che stiamo vivendo. Il bruxismo ossia il “digrignare i denti” soprattutto di notte, è uno dei disturbi più comuni.
La pandemia ha portato ad un aumento di vari disagi di tipo psicologico, sociale ed economico:
- Stress da lavoro a distanza
- Smart-working senza pause
- Ansia di perdere il lavoro
- Perdita dell’occupazione
- Ansia da distanziamento sociale che implica distacco da famiglia ed amici
- …
“In una situazione di ansia, la circolazione sanguigna aumenta nelle aree del cervello che presiedono alle reazioni istintive ed all’attivazione del ritmo sonno-veglia – spiega Giuseppe Cicero, parodontologo a Roma e docente di Odontoiatria presso l’Universidad Europea de Madrid. Questo serve per contrastare il problema e portarci in una condizione di difesa fisica e mentale. Il bruxismo può essere considerato come un sintomo di questo processo”. Negli ultimi 5 mesi del 2020, l’impennata delle ricerche su Google dei termini chiave “bruxismo” e “digrignare i denti” è stata notevole, rispetto al 2019:

“È importante riconoscere i sintomi per una rapida diagnosi – sottolinea Cicero – Solitamente, ci si sveglia al mattino con una forte sensazione di fastidio in bocca: mascelle indolenzite, dolore ai denti. Se a un primo impatto si può ipotizzare una carie, spesso questi sono proprio i sintomi di un incipiente bruxismo.
Bisogna tenere conto che in condizioni normali i denti si dovrebbero toccare solo quando si mastica o si deglutisce; questo significherebbe quindi che i denti vengono in contatto tra di loro non più di una mezz’ora al giorno. Nei casi più gravi di bruxismo, invece, i denti arrivano a stare in contatto fino a 8-10 ore su 24.
In termini di consumo di denti, un mese con forma avanzata di bruxismo equivale a più di un anno di un individuo senza disturbo”.
“È molto importante riconoscere precocemente questi sintomi e porvi rimedio il prima possibile precisa Piero Cascone, Direttore della Chirurgia Maxillo-Facciale dell’Ospedale Policlinico Umberto I di Roma – Si deve tenere in considerazione che il bruxismo può manifestarsi anche in giovanissima età.
L’obiettivo delle terapie è quello di evitare danni irreversibili dovuti al sovraccarico funzionale delle strutture che permettono i movimenti mandibolari. Troppo spesso le diagnosi sono tardive ed occorre ricostruire articolazioni temporo-mandibolari ormai gravemente compromesse da lunghi periodi di stress funzionali.
I sintomi sono semplici da riconoscere precocemente. Le terapie non sono invasive e, se correttamente impostate, possono anche essere autogestite.
è necessario invece rivolgersi ad uno specialista (e se necessario ad un chirurgo maxillofacciale) quando compaiono:
- Limitazioni dell’apertura della bocca
- Rumore di crepitio alle articolazioni del blocco facciale
- Dolori di testa e cervicali
Le conseguenze del bruxismo
Il bruxismo non solo accelera il processo di deterioramento dentale, ma riflette le sue conseguenze negative anche sull’apparato muscolo-scheletrico ed a lungo andare può provocare serie conseguenze:
- Deterioramento della superficie dentale (fino a fratture)
- Dolore alla mascella
- Sensibilità dentale
- Emicrania
- Aumento della mobilità dei denti (in pazienti con parodontite grave)


